sabato, settembre 29, 2007

a rat is a rat is not a cat

you have a lot of data. what will you do with it?

i. segev


di ritorno dal (bellissimo) BCCN symposium in göttingen ci sono molte cose di cui vorrei parlare. di alcune capisco di più, di altre di meno.

il blue brain project, ad esempio, qui su wiki. ne ho già parlato in passato, con qualche in precisione.

un breve resumé: un gruppo di scienziati ha deciso di provare a simulare un'intera colonna corticale di un cervello di topo, neurone per neurone. il tutto in maniera biologicamente realistica; il tutto verrà implementato su migliaia di processori paralleli, ognuno dedicato alla simulazione di un singolo neurone.

uno delle menti pensanti del progetto, idan segev , è venuto a tenere la conferenza inaugurale del symposium, dicendo molte cose interessanti; quasi più interessante ancora, ne è stata la discussione che ne è seguita. provo a fare un rapido riassunto delle sue idee e delle sue critiche.

un utilizzo evidente del blue brain è quello di avere una colonna cerebrale accessibile; sia negli esperimenti in vitro che (ancora peggio) in quelli in vivo, è evidentemente impossibile, o, per lo meno, dispendioso registrare una tale quantità di neuroni. inoltre non è possibile manipolarne direttamente i parametri. il blue brain offrirà ambedue queste possibilità. da questo punto di vista è innegabilmente un grande progresso.

d'altra parte, ci sono molte critiche che si possono fare al progetto. la prima, che ci sia troppo entusiasmo attorno a questo progetto. la seconda è che un dispendio di energie (e di fondi!) che porteranno ad un ulteriore accumulo di dati; quello che manca, diceva giustamente idan segev è un modello, e non i dati. tuttavia non si vede come il blue brain possa collaborare ad un modello.

io, personalmente e da esterno, vedo più i vantaggi degli svantaggi. ho talvolta l'impressione che ci sia un po' di scetticismo da bastian contrari nel mondo delle neuroscienze nei confronti di segev, e infatti i più giovani sono principalmente entusiasti.

tuttavia, vi dovesse capitare, non perdetevi un talk di segev, che è un genio.

giovedì, settembre 20, 2007

uccelli

volano gli uccelli volano

franco battiato


mentre camminavo dietro al duomo di ulm ho visto oggi uno stormo di uccelli; volavano a V; una V un po' asimmetrica, a dire il vero, ma pur sempre una V.

"perchè gli uccelli volano a V?" mi chiedevo; la risposta è: "serve a risparmiare energie nel volo." c'è qualcosa, tuttavia, che non quadra in questo ragionamento.

proviamo a riformulare questo ragionamento in maniera genuinamente evoluzionista. gli uccelli volano a V perchè è iscritto nel loro istinto (la necessità); la loro specie è stata in più sottoposta ad una pressione selettiva (il caso) che ha portato a iscrivere nel loro istinto (in qualche maniera estremamente difficile da decifrare) il fatto che volino a V. questo per esprimersi in maniera evoluzinista fino in fondo, dicevo.

tuttavia, questa spiegazione mi pare abbia un limite; è vero che la formazione a V possiede dei vantaggi; purtuttavia sono vantaggi minimi (immagino siano minimi, ma non penso si possa calcolare) rispetto ad altre formazioni, ad esempio la doppia fila. è tanto forte la pressione selettiva da riuscire a forzare un comportamento in maniera trasversale fra così tante specie? non mi soddisfa.

ciò che abbiamo escluso da questo ragionamento è la possibilità di ascrivere a tali uccelli una forma di intelligenza, o perlomeno di coscienza, più elevata di quanto si faccia normalmente, che permetta loro di sfuggire alle catene dell'istinto.

in realtà mi sembra più ragionevole supporre che la pressione selettiva faccia emergere un tanto di coscienza che permette ad un uccello di distinguere che volare a V è meno faticoso che volare in doppia fila, permettendoli così di scegliere di volare a V. libero arbitrio?

messo così l'evoluzionismo mi sembra come il capitalismo, che contiene in se stesso il germe della propria distruzione.