Oggi leggevo un vecchio numero del New Scientist, precisamente questo articolo. Mentre lo leggevo, mi sono ricordato dell'interesse di hronir per Rovelli. Poi ho scoperto che Rovelli ha collaborato con Connes e la cosa mi ha entusiasmato ancora di più.
Riassumendo l'articolo in poche parole, Connes e Rovelli affermano che il tempo non sia una grandezza fisica fondamentale, ma che sia l'emergere macroscopico di proprietà più fondamentali. Cioè, noi uomini non siamo in grado di vedere cosa succede ai livelli microscopici e ne traiamo un effetto di insieme che ci da l'impressione di un tempo che scorre.
Secondo loro, il tempo è una grandezza simile alla temperatura, che pure non ha senso a livello microscopico. Quello che noi percepiamo come temperatura è l'energia di agitazione media delle particelle con cui veniamo a contatto. Una conseguenza di questo ragionamento è che non esiste una temperatura come grandezza assoluta, ma essa esiste solo come, diciamo così, convenzione macroscopica.
Si pone quindi il problema di riformulare le teorie fisiche correnti in maniera di tenere conto di questa caratteristica peculiare del tempo. E qui cominciano le difficoltà.
Il problema è che da una parte la relatività generale è formulata facendo a meno di un tempo assoluto: il tempo è esso stesso soggetto a certe leggi geometriche; dall'altra, le equazioni della meccanica quantistica (e tutte le loro fantastiche predizioni!) sono formulate come sistemi dinamici in cui la variabile è la funzione d'onda ed esiste un tempo assoluto rispetto al quale si evolve tale sistema dinamico.
Quindi, per risolvere questo dilemma sorge la necessità di unificare relatività generale e meccanica quantistica. Di formulare, cioè, la gravità quantistica.
Per fortuna, mi occupo di neuroscienze.
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martedì, maggio 20, 2008
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